In rete circolano milioni di dati inerenti le vite di ognuno di noi. Possono riguardare eventi positivi e felici, fatti di cronaca o di vita vissuta, informazioni pubblicate sui social, ma anche fake news o notizie non più attuali.
È enorme la mole di informazioni che possono essere diffuse sul web anche senza la consapevolezza diretta dell’interessato; e non sempre è giusto che certi dati vengano lasciati alla mercè della massa, alle interpretazioni errate e alle mistificazioni studiate a tavolino.
Facciamo un esempio concreto: se in passato sei stato coinvolto in un determinato fatto di cronaca, potresti non avere più interesse a vedere le tue foto o i tuoi dati nei motori di ricerca soprattutto perché sono trascorsi anni dall’episodio ed è venuta meno l’attualità della notizia. Questa tipologia di problematica è molto più diffusa di quello che si possa credere, molte persone sottovalutano quanto queste notizie possano avere un’impatto devastante sulla vita e sulla reputazione delle persone coinvolte.
Proprio in casi come questo c’è la possibilità di esercitare il diritto all’oblio.
Cos’è il diritto all’oblio
Il diritto all’oblio è una particolare forma di garanzia giuridica che prevede la possibilità di richiedere al titolare del trattamento dati di non diffondere i dati dell’interessato in assenza di particolari motivi che giustifichino tale diffusione, soprattutto se si parla di precedenti pregiudizievoli dell’onore di una persona, o di precedenti giudiziari. (articolo completo)
In Europa è entrato in vigore, nel Maggio del 2018, in cosiddetto GDPR, ovvero Regolamento generale sulla protezione dei dati (qui puoi leggere il testo completo), che regola il diritto all’oblio agli articoli 17, 21 e 22.
Come far valere il proprio diritto all’oblio
Prima di avviare la procedura di cancellazione di tutti i dati dal motore di ricerca (Google), è importante raccogliere tutti i dati necessari per argomentare la validità della propria richiesta. Ogni rivendicazione di questo tipo deve essere ben documentata.
In alcune circostanze far valere il proprio diritto all’oblio è più semplice. Ad esempio è particolarmente tutelato il diritto di chi ha ceduto i dati quando ancora non aveva raggiunto la maggiore età. Questi casi sono particolarmente diffusi visto che i minori, spesso inconsapevolmente, finiscono per dare dei consensi al trattamento dei loro dati.
In tutte le altre circostanze è necessario avvalersi di importanti competenze tecnologiche combinate con una forte consapevolezza delle normative di riferimento. È quindi impossibile procedere senza l’ausilio di un esperto team di avvocati.
La corretta procedura per avvalersi del diritto all’oblio online prevede che il titolare dei dati informi preventivamente chi gestisce il trattamento degli stessi, richiedendo la rimozione dei link ai contenuti ritenuti lesivi.
Casi in cui si può applicare la normativa
Nel testo del Regolamento Europeo 2016/679 si fa molta chiarezza sull’argomento.
Secondo questo testo infatti l’interessato può avere il diritto alla cancellazione dei dati che lo riguardano se esiste almeno uno dei seguenti presupposti:
- I dati si dimostrano non più necessari alle finalità per le quali vennero raccolti o sono stati trattati in maniera diversa a quanto previsto.
- Il titolare ritira il consenso su cui si basava il trattamento e non viene dimostrato altro motivo legittimo per trattare gli stessi dati.
- L’interessato si oppone di diritto al trattamento dei suoi dati personali. Qualora non esistano altri motivi legittimi in grado di prevalere su questa opposizione.
- I dati sono stati tratti in maniera illecita.
- I dati saranno cancellati per permettere l’adempimento di obblighi legali previsti dagli Stati membri.
- I dati sono stati raccolti e trattati all’interno dei servizi della società dell’informazione.
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